lunedì 28 novembre 2011

Paul Mccartney live -Bologna- 26.11.2011



Finalmente è arrivato il momento di recensire in questo blog l'artista che più ammiro.
Sarà quindi una recensione di parte? Ovviamente si!
Scherzi a parte, i numeri rendono la grandezza di questo musicista più di ogni parola.
Milioni di dischi venduti in tutto il mondo sia con i Beatles sia da solista, dischi d'oro e di platino a bizeffe, numeri uno in classifica, canzoni così belle da essere interpretate da tutti i più grandi cantanti e passate alla radio con frequenze record. Ora con 69 primavere alle spalle il nostro Paul ci regala un concerto di, udite udite, quasi tre ore, eseguendo la bellezza di 35 pezzi che alternano le varie fasi della sua carriera. C'è predominanza di pezzi Beatles ovviamente, con canzoni che hanno fatto la storia della musica come Hey Jude, Yesterday, Let it be, ma anche tanti pezzi della sua sterminata carriera solista, inziata nel lontano 1970, e tutt'ora in grande spolvero, visto che il nostro Macca come lo chiamano i fans, non smette mai di comporre e di partorire idee nuove. Ha collaborato infatti con Diana Krall recentemente, con cui pubblicherà per metà febbraio un nuovo disco in cui si alterneranno pezzi inediti a cover di canzoni anni 50. Mentre a settembre è uscito un suo lavoro classico dal nome "Ocean's Kingdom" in cui Paul si cimenta con musica classica per balletto.
Ma ora parliamo del grande show che si è svolto all'Unipol arena di Bologna, che si trova a Casalecchio di Reno.
Il pre-concerto,invece che al classico gruppo spalla, è affidato ad un DJ che remixa a suo modo molte canzoni dei Bealtes e di Paul Mccartney.
Il concerto inizia pochi minuti dopo le 21, inutile dire che il palazzetto è gremito.
Paul fa il suo ingresso tra il boato della folla e rompe il ghiaccio con la beatlesiana "Magical Mystery tour" e di magico c'è molto in questa serata, a partire dalla voce di Paul che a giugno toccherà i 70 anni e sembre ancora quella di un ragazzino. Va precisato infatti che Paul suona tutte le canzoni nella tonalità originale in cui le ha composte nei lontani anni '60 e '70!
La seconda canzone è invece dei Wings, "Junior's farm", raramente eseguita live da Paul.
Arrivano in sequenza molte altre canzoni dei Beatles come "All my loving" e "Got to get to into my life", quest'ultima abbinata ad un video di Rock band che mostra i Beatles in versione elettronica, nello studio di Abbey Road.
E a proposito di video va detto che dietro Paul ci sono tre maxischermi, che oltre a consentire una visione dello show migliore anche a chi è posizionato lontano, abbinano ad ogni canzone dei video molto carini che mostrano ora vecchi spezzoni dei Beatles ora disegni psichedelici e colorati.
Una caratterista di Paul è la poliedricità musicale, infatti dopo alcuni pezzi al basso si sposta al piano per regalarci altri classici come "Maybe I'm amazed" e "The long and winding road" e persino un pezzo mai fatto live fino ad ora "Come and get it" che scrisse nel '68 ma non trovo spazio in nessun album dei Beatles e fu regalato al gruppo dei Badfingers che ne incisero una propria versione finita poi nella colonna sonora del film "The Magic Christian" in cui recitavano Peter Sellers e Ringo Starr.
Mccartney passa poi alla chitarra elettrica per eseguire "Let me roll it" incisa per il bellissimo album "Band on the run" del '73 e imbraccia infine la vecchia Epihone Casino del '64 per lanciarsi in una strepitosa "Paperback writer".
E' ora di calmare un po i bollenti spiriti, ed allora Paul Mccartney passa all'acustica e ci regala la intramontabile "Blackbird" ma anche una commovente "Here Today" scritta subito dopo la morte del suo amico John Lennon.
Tra gli omaggi non poteva certo mancare quello a George Harrison, tramite l'evergreen "Something" iniziata con l'ukulele, di cui George era un appassionato suonatore, e finita elettrica come nella versione contenuta in Abbey Road.
Altri classici si susseguono senza sosta, "Hey Jude", "Let it be" e "Live and let die" scritta per la colonna sonora di un film di James Bond del '73, che da anche l'occasione a Paul di esplodere fuochi d'artificio per tutto il palco. Paul oltre a suonare e cantare divinamente ci racconta spesso aneddoti e si cimenta anche in piccole parole di italiano opportunamente scritte su foglietti in terra, concedendosi  anche per alcuni autografi a dei fortunati fans saliti sul palco prima del finale dello show.
Una doverosa menzione al gruppo che accompagna Paul da ormai dieci anni: alla batteria Abe Laboriel Jr, un vero metronomo, dal drumming potente, non sbaglia un colpo e cosa non da poco fa la seconda voce in molte canzoni. Ha accompagnato in tour molte altre grandi star come Clapton e Sting.
Alla chitarra solista Rusty Anderson che pur non snaturando i bellissimi classici di Mccartney riesce a colorarli con la sua personalità e abiltà, All'altra chitarra nonchè al basso quando Paul è al piano Brian Ray ed ultimo ma non ultimo Wix Wickens alle tastiere, che a differenza degli altri tre accompagna Paul in tour dal lontano 1989 e rende possibili molte gemme come Eleanor Rigby grazie alle sue tastiere, suonando all'occorrenza tamburello, maracas e fisarmonica.
Tra le novità in scaletta rispetto alle ultime esibizioni va segnalata "The word" direttamente da Rubber Soul con in coda un estratto di All you need is love.
Paul non si risparmia e regala al pubblico presente due bis corposi pieni di altri capolavori come "Yesterday" e "Get back" per non parlare dello stupendo medley di Abbey Road che chiude il concerto "Golden slumbers/Carry that weight/The end.
Poi Paul saluta come fa sempre, "See you next time", ci vediamo alla prossima. Anche perchè il baronetto di Liverpool non ha la minima intenzione di andare in pensione!
Ecco la scaletta completa del concerto e ovviamente il link per scaricare lo show, perchè tutte le parole del mondo non potranno mai rendere le emozioni che questo genio di Liverpool ha creato con le sette note!

1. Magical mystery tour
2. Junior's farm
3. All my loving
4. Jet
5. Got to get to into my life
6. Sing the changes
7. The night before
8. Let me roll it
9. Paperback writer
10. The long and winding road
11. 1985
12. Come and get it
13. Maybe I'm amazed
14. I'm looking through you
15. And I love her
16. Blackbird
17. Here Today
18. Dance tonight
19. Mrs Vanderbilt
20. Eleanor Rigby
21. Something
22. Band on the run
23. Obladi Oblada
24. Back in the USSR
25. I've got a feeling
26. A day in the life/Give peace a chance
27. Let it be
28. Live and let die
29. Hey Jude
30. The word/All you need is love
31. Day tripper
32. Get back
33. Yesterday
34. Helter skelter
35. Golden slumbers/Carry that weight/The end







Scarica il concerto

mercoledì 16 novembre 2011

Mark Knopfler & Bob Dylan live Roma

L'accoppiata è quella da K.O., si presentano al palalottomatica di Roma Mark Knopfler e il menestrello Bob Dylan, classe '49 per il primo, '41 per il secondo. Il palazzetto è gremito, ad aprire le danze è Mark Knopfler, che presenterà un set di 11 canzoni per circa un'ora di musica. E' sempre un piacere ascoltare la chitarra di Mark, con quell'inconfondibile tecnica di arpeggio che è diventato un marchio di fabbrica. La mente va subito a "Sultan of swing", pezzo storico composto ai tempi dei Dire Straits, ma che stasera non troverà posto in scaletta per il disappunto di molti fans. Del periodo Dire Straits troviamo però "Brothers in arms" e "So far away". Gli altri brani sono del periodo solista di Mark, soprattutto provenienti dall'ultimo album "The ragpicker's dream" ovvero "il sogno del rigattiere". L'atmosfera predominante è quella folk e la band con cui si accompagna Mark, oltre che numerosa (7 elementi)è anche di raffinata fattura comprendendo oltre alle usuali chitarre e piano anche mandolino, violini e flauti. Anche l'acustica del palazzetto, di solito non sopraffina, è accettabile questa sera. C'è spazio anche per momenti blues come quelli di "Hill's farmer blues" e per il celtic rock di "Speedway to Nazareth". Scontato dire che il boato della folla si materializza in occasione dei due pezzi targati Dire Straits, ma capiamo e ammiriamo la scelta di Mark Knopfler di dare spazio alla sua carriera solista. Finito il set di Knopfler, giusto il tempo per i tecnici di effettuare il cambio strumenti ed eccoci catapultati tra le poesie del mitico Dylan che hanno fatto sognare e piangere mezza generazione negli anni '60. Su Dylan il giudizio che va fatto è duplice, infatti se si è alla prima esperienza col cantante americano, la delusione potrebbe essere grande, infatti ora Bob dopo una vita di sregolatezze a base di alcol, droghe e fumo ha una voce cavernosa che se ben si adatta ai pezzi più blues non riesce a rendere al meglio nei pezzi più melodici, rimanendo priva di variazioni e abbastanza monocorde. Se si è invece degli abituè del vecchio Dylan allora si è rapiti dalla sua capacità istrionica di interpretare le sue canzoni e renderle sempre nuove, ora con una interpretazione vocale diversa ora con un arrangiamento che stravolge la metrica e la ritimica, un po' come fa, con le dovute proporzioni,il nostro De Gregori. La scelta della scaletta vede affiancarsi ai grandi cavalli di battaglia quali "Like a rolling stone", "All along the watchtower", "Things have changed" e "Higway 61 Revisited" pezzi meno usuali e fatti più di rado dal vivo come "Honest with me" e "Spirit on the water",quest'ultima tratta dal recente "Modern Times". Spazio anche per una delle canzoni più recenti "Forgetful heart" contenuta nell'ultimo disco in studio "Together through life". Dylan si fa accompagnare nei primi tre pezzi anche da Mark Knopfler, e personalmente suona quasi sempre l'organo durante tutto il concerto. In un paio di pezzi è alla chitarra e in qualche canzone rispolvera la sua cara vecchia armonica che tanto ha caratterizzato le sue prime composizioni nei primi anni '60. Alla fine un bis inatteso con "Blowin' in the wind", che viene totalmente stravolta tanto da renderla irriconoscibile. Dylan è questo prendere o lasciare. Ecco la scaletta dei due concerti: Mark Knopfler:
1.What it is
2.Cleaning my gun
3.Sailing to Philadelphia
4.Hill's farmer blues
5.Privateering
6.Song for Sonny Liston
7.Haul away
8.Marbletown
9.Brothers in arms
10.Speedway at Nazareth
11.So far away

 Bob Dylan:
 1.Leopard-skin pill-box hat
 2.Don't think twice, it's all right
 3.The things have changed
 4.Spirit on the water
 5.Honest with me
 6.The lonesome death of Hattie Carroll
 7.Ballad of Hollis Brown
 8.Desolation row
 9.Highway 61 revisited
10.Forgetful hearth
11.Thunder on the mountain
12.Ballad of a thin man
13.All along the watchtower
14.Like a rolling stone - 15.Blowin'in the wind Scarica il concerto di knopfler Scarica il concerto di dylan

venerdì 11 novembre 2011

Sergio Caputo Live The Place "Pensieri e Canzoni"


E' con molto piacere che torno a recensire uno spettacolo di Sergio Caputo.
Tra l'altro è stato proprio con una recensione di un suo concerto che questo blog ha aperto i battenti!
Il posto è quello solito e accogliente del The Place, piccolo club a due passi da Castel Sant'Angelo.
Questo show è il primo di quattro appuntamenti con il nostro Sergio, che si esibirà anche a dicembre, gennaio e febbraio. Lo spettacolo si chiama "Pensieri e Canzoni", infatti Caputo intervalla le sue bellissime canzoni a tantissimi aneddoti e storie divertenti, interagendo in maniera simpatica col pubblico da cui accetta anche richieste di canzoni.
Sul palco c'è solo Sergio e la sua chitarra, questo rende lo show ancora più intimo e intenso.
La prima parte è rigorosamente unplugged, ed ho trovato molto interessante anche la scelta della scaletta che alterna infatti pezzi super famosi quali "Sabato italiano" e "Il Garibaldi Innamorato" ad altre composizioni meno note ma non per questo meno belle, che Sergio magari non fa dal vivo da molti anni.
Ma andiamo con ordine, il concerto viene aperto con "Non t'aspettavo più" brano raramente eseguito live che è contenuto nell'album "Sogno erotico sbagliato" del 1990, album che registra diverse incursioni nel genere country fino ad allora mai battuto da Caputo. Il primo classico è dietro l'angolo, Sergio attacca infatti l'inconfondibile arpeggio di "Cimici e bromuro" e il pubblico non può fare a meno di cantare tutta la canzone fino all'ultima nota. Per riallacciarsi al discorso del country di prima, Caputo ci regala "Cento gocce di pioggia" che oltre ad una buona melodia contiene un testo ironico e divertente. Poi altri classici snocciolati con abilità come "Non bevo più Tequila" e "Ma che amico sei". Poi Sergio ci racconta di quando prese lezioni di sassofono unicamente per eseguire il solo contenuto in una sua composizione chiamata appunto "Ho l'hobby del sassofono", canzone di cui esegue anche un piccolo frammento e a fine pezzo ci rende partecipi del fatto che il sassofono da quella volta non lo ha più toccato! :-)
A circa metà concerto Caputo ci regala una sorpresa invitando sul palco il grande "in tutti i sensi" Max Tortora! Max esegue con abilità "Spicchio di luna" al piano, con Sergio a fare da seconda voce. Tortora adora questo pezzo tanto da ritenere "Spicchio di luna" la canzone italiana più bella dopo "Mi ritorni in mente" di Battisti.
Prima di lasciare il palco Max ci regala un breve duetto con Caputo sulle note di "Miniera" dei New Trolls ed una divertente imitazione di Califano.
Nella seconda parte del concerto Caputo si fa tecnologico, infatti aziona il suo I-pad e fa partire una base ritimica di alcune sue canzoni più belle, come "L'astronave che arriva" e "Italiani mambo" alle quali  aggiunge i suoi riff jazz con una chitarra elettrica, andata a sostituire opportunamente l'acustica per questi pezzi più swing.
Caputo esegue anche tutte le canzoni portate a San Remo negli anni, che sono per l'esattezza tre, la già citata "Il Garibaldi Innamorato" poi "Rifarsi una vita", con cui ci racconta con la consueta ironia, di essere arrivato ultimo con distacco! Per chiudere con "Flamingo" pezzo dal ritmo latino.
Quasi due ore di concerto sono volate, Caputo esce dalla scena tra gli applausi, ma rientra per regalarci il consueto bis con altri tre pezzi, i primi due sono "Dammi un pò di più" e "Tutto è finito Mariù" mentre il terzo è scelto dal pubblico che invoca a gran voce "Quando un amore va" e ad andare ora purtroppo è anche il nostro Sergio, ma la notizia bella, è come detto in apertura di articolo, che lo rivedremo tra un mese sempre qua al The Place di Roma, a regalarci , ne siamo sicuri, un'altra serata di grande musica.