mercoledì 7 dicembre 2011

Zé Galia Live -Beba do Samba- Roma


Se volete entrare per due ore nel magico mondo della musica brasiliana, il Beba do Samba è il posto giusto e la chitarra del grande Zé Galia il mezzo migliore!
Il piccolo e accogliente pub sito nel quartiere San Lorenzo di Roma ospita questo artista brasiliano una volta al mese e grazie a lui scopriamo le varie facce del Brasile, attraverso melodie ora tristi ora allegre, passando per samba travolgenti e ritmi bossa nova indimenticabili.
Ma prima di addentrarci nel racconto dello show è giusto fare qualche cenno sulla vista di questo artista brasiliano di Porto Alegre.
Inizia a suonare la chitarra a 9 anni e a 14 già impartisce lezioni dello strumento. A 23 apre una scuola di chitarra tutt'ora in attività. A Roma giunge nel 1987 e sarà amore a prima vista. Si esibisce regolarmente in molti locali con svariati tipi di show, uno di questi è veramente bello ed interessante, si chiama "Brazil con S" nel quale Zé racconta con ogni canzone un momento storico-culturale del suo Brasile, regalando al suo pubblico divertimento ma anche cultura.
Il suo primo disco auto prodotto risale invece al 1984, mentre merita menzione la tournè internazionale legata al "projeto Pixinguinha" nella quale si esibisce con il miglior complesso di samba brasiliano: il gruppo Fundo de Quintal.
Ma torniamo alla serata del 3 dicembre 2011 che Zé Galia decide di aprire con un classico di Gilberto Gil: "Expresso 2222", rotto il ghiaccio si passa subito ad un grande classico della musica brasiliana "Aguas de março" di Tom Jobim, che non ha bisogno di presentazioni.
Il chitarrista di Porto Alegre si fa accompagnare sul palco da grandi musicisti che rispondono al nome di:Paolo Iannarella al flauto e Sassofono, Massimo Aureli alla chitarra sette corde (tipica della cultura brasiliana, usata molto nel genere musicale dello choro, questa chitarra ha una corda di Do in più), e per finire la batterista Giuditta Santori.
E' chiaro fin dalle prime note come il gruppo risulti essere ben amalgamato, ed è bello vederli improvvisare con disinvoltura durante le canzoni.
Canzoni popolari molto datate come la bellissima "Asa Branca" di Luis Gonzaga si alternano a pezzi più recenti come "Cajuina" di Veloso o "Travessia" di Milton Nascimiento.
Non mancano pezzi di Djavan come "Flor de lis" o "Pais Tropical" di Jorge Ben Jorge.
Zé Galia ci regala anche due pezzi al cavaquinho, altro strumento tipico della cultura brasiliana, maggiormente utilizzato nel samba. Con questo strumento Zé  si lancia nell'esecuzione di "Mulheres" e di "Kid Cavaquinho",  rispettivamente di Martinho da Vila e di Joao Bosco.
Tra i pezzi che ho più apprezzato una versione bella e tirata dell'intramontabile "Chega de Saudade" del duo Vinicius de Moraes/Jobim, che è anche considerata la canzone che ha dato il via al genere della bossa nova. Non posso non citare un'altra perla della serata, la bellissima "Trem da onze"  scritta da Adoniran Barbosa e pubblicata nel 1964, considerata una delle canzoni più belle della storia della musica brasiliana. Due ore di musica verde oro volano letteralmente. Se volete anche voi tuffarvi nelle melodie di questa terra e di questo popolo fantastico non vi resta che fare una capatina al Beba do Samba all'inizio di gennaio, ci troverete ad accogliervi Zé Galia, che con la sua chitarra vi porterà per due ore in giro per il Brasile!

Ecco la scaletta del concerto:

1.Expresso 2222
2.Aguas de março
3.Extravios
4.Travessia
5.Chega de saudade
6.Cajuina
7.Flor de lis
8.Vamos fugir
9.Morena tropicana
10.Mulheres
11.Kid Cavaquinho
12.Asa branca
13.Sorte
14.O que è o que è
15.Esperando na janela
16.Severina Xique
17.O xote das meninas
18.Tem pouca diferença
19.Trem das onze
20.Eu sò quero um xodò
21.A casa
22.Sina
23.Nao quero dinheiro
24.Pais tropical

lunedì 28 novembre 2011

Paul Mccartney live -Bologna- 26.11.2011



Finalmente è arrivato il momento di recensire in questo blog l'artista che più ammiro.
Sarà quindi una recensione di parte? Ovviamente si!
Scherzi a parte, i numeri rendono la grandezza di questo musicista più di ogni parola.
Milioni di dischi venduti in tutto il mondo sia con i Beatles sia da solista, dischi d'oro e di platino a bizeffe, numeri uno in classifica, canzoni così belle da essere interpretate da tutti i più grandi cantanti e passate alla radio con frequenze record. Ora con 69 primavere alle spalle il nostro Paul ci regala un concerto di, udite udite, quasi tre ore, eseguendo la bellezza di 35 pezzi che alternano le varie fasi della sua carriera. C'è predominanza di pezzi Beatles ovviamente, con canzoni che hanno fatto la storia della musica come Hey Jude, Yesterday, Let it be, ma anche tanti pezzi della sua sterminata carriera solista, inziata nel lontano 1970, e tutt'ora in grande spolvero, visto che il nostro Macca come lo chiamano i fans, non smette mai di comporre e di partorire idee nuove. Ha collaborato infatti con Diana Krall recentemente, con cui pubblicherà per metà febbraio un nuovo disco in cui si alterneranno pezzi inediti a cover di canzoni anni 50. Mentre a settembre è uscito un suo lavoro classico dal nome "Ocean's Kingdom" in cui Paul si cimenta con musica classica per balletto.
Ma ora parliamo del grande show che si è svolto all'Unipol arena di Bologna, che si trova a Casalecchio di Reno.
Il pre-concerto,invece che al classico gruppo spalla, è affidato ad un DJ che remixa a suo modo molte canzoni dei Bealtes e di Paul Mccartney.
Il concerto inizia pochi minuti dopo le 21, inutile dire che il palazzetto è gremito.
Paul fa il suo ingresso tra il boato della folla e rompe il ghiaccio con la beatlesiana "Magical Mystery tour" e di magico c'è molto in questa serata, a partire dalla voce di Paul che a giugno toccherà i 70 anni e sembre ancora quella di un ragazzino. Va precisato infatti che Paul suona tutte le canzoni nella tonalità originale in cui le ha composte nei lontani anni '60 e '70!
La seconda canzone è invece dei Wings, "Junior's farm", raramente eseguita live da Paul.
Arrivano in sequenza molte altre canzoni dei Beatles come "All my loving" e "Got to get to into my life", quest'ultima abbinata ad un video di Rock band che mostra i Beatles in versione elettronica, nello studio di Abbey Road.
E a proposito di video va detto che dietro Paul ci sono tre maxischermi, che oltre a consentire una visione dello show migliore anche a chi è posizionato lontano, abbinano ad ogni canzone dei video molto carini che mostrano ora vecchi spezzoni dei Beatles ora disegni psichedelici e colorati.
Una caratterista di Paul è la poliedricità musicale, infatti dopo alcuni pezzi al basso si sposta al piano per regalarci altri classici come "Maybe I'm amazed" e "The long and winding road" e persino un pezzo mai fatto live fino ad ora "Come and get it" che scrisse nel '68 ma non trovo spazio in nessun album dei Beatles e fu regalato al gruppo dei Badfingers che ne incisero una propria versione finita poi nella colonna sonora del film "The Magic Christian" in cui recitavano Peter Sellers e Ringo Starr.
Mccartney passa poi alla chitarra elettrica per eseguire "Let me roll it" incisa per il bellissimo album "Band on the run" del '73 e imbraccia infine la vecchia Epihone Casino del '64 per lanciarsi in una strepitosa "Paperback writer".
E' ora di calmare un po i bollenti spiriti, ed allora Paul Mccartney passa all'acustica e ci regala la intramontabile "Blackbird" ma anche una commovente "Here Today" scritta subito dopo la morte del suo amico John Lennon.
Tra gli omaggi non poteva certo mancare quello a George Harrison, tramite l'evergreen "Something" iniziata con l'ukulele, di cui George era un appassionato suonatore, e finita elettrica come nella versione contenuta in Abbey Road.
Altri classici si susseguono senza sosta, "Hey Jude", "Let it be" e "Live and let die" scritta per la colonna sonora di un film di James Bond del '73, che da anche l'occasione a Paul di esplodere fuochi d'artificio per tutto il palco. Paul oltre a suonare e cantare divinamente ci racconta spesso aneddoti e si cimenta anche in piccole parole di italiano opportunamente scritte su foglietti in terra, concedendosi  anche per alcuni autografi a dei fortunati fans saliti sul palco prima del finale dello show.
Una doverosa menzione al gruppo che accompagna Paul da ormai dieci anni: alla batteria Abe Laboriel Jr, un vero metronomo, dal drumming potente, non sbaglia un colpo e cosa non da poco fa la seconda voce in molte canzoni. Ha accompagnato in tour molte altre grandi star come Clapton e Sting.
Alla chitarra solista Rusty Anderson che pur non snaturando i bellissimi classici di Mccartney riesce a colorarli con la sua personalità e abiltà, All'altra chitarra nonchè al basso quando Paul è al piano Brian Ray ed ultimo ma non ultimo Wix Wickens alle tastiere, che a differenza degli altri tre accompagna Paul in tour dal lontano 1989 e rende possibili molte gemme come Eleanor Rigby grazie alle sue tastiere, suonando all'occorrenza tamburello, maracas e fisarmonica.
Tra le novità in scaletta rispetto alle ultime esibizioni va segnalata "The word" direttamente da Rubber Soul con in coda un estratto di All you need is love.
Paul non si risparmia e regala al pubblico presente due bis corposi pieni di altri capolavori come "Yesterday" e "Get back" per non parlare dello stupendo medley di Abbey Road che chiude il concerto "Golden slumbers/Carry that weight/The end.
Poi Paul saluta come fa sempre, "See you next time", ci vediamo alla prossima. Anche perchè il baronetto di Liverpool non ha la minima intenzione di andare in pensione!
Ecco la scaletta completa del concerto e ovviamente il link per scaricare lo show, perchè tutte le parole del mondo non potranno mai rendere le emozioni che questo genio di Liverpool ha creato con le sette note!

1. Magical mystery tour
2. Junior's farm
3. All my loving
4. Jet
5. Got to get to into my life
6. Sing the changes
7. The night before
8. Let me roll it
9. Paperback writer
10. The long and winding road
11. 1985
12. Come and get it
13. Maybe I'm amazed
14. I'm looking through you
15. And I love her
16. Blackbird
17. Here Today
18. Dance tonight
19. Mrs Vanderbilt
20. Eleanor Rigby
21. Something
22. Band on the run
23. Obladi Oblada
24. Back in the USSR
25. I've got a feeling
26. A day in the life/Give peace a chance
27. Let it be
28. Live and let die
29. Hey Jude
30. The word/All you need is love
31. Day tripper
32. Get back
33. Yesterday
34. Helter skelter
35. Golden slumbers/Carry that weight/The end







Scarica il concerto

mercoledì 16 novembre 2011

Mark Knopfler & Bob Dylan live Roma

L'accoppiata è quella da K.O., si presentano al palalottomatica di Roma Mark Knopfler e il menestrello Bob Dylan, classe '49 per il primo, '41 per il secondo. Il palazzetto è gremito, ad aprire le danze è Mark Knopfler, che presenterà un set di 11 canzoni per circa un'ora di musica. E' sempre un piacere ascoltare la chitarra di Mark, con quell'inconfondibile tecnica di arpeggio che è diventato un marchio di fabbrica. La mente va subito a "Sultan of swing", pezzo storico composto ai tempi dei Dire Straits, ma che stasera non troverà posto in scaletta per il disappunto di molti fans. Del periodo Dire Straits troviamo però "Brothers in arms" e "So far away". Gli altri brani sono del periodo solista di Mark, soprattutto provenienti dall'ultimo album "The ragpicker's dream" ovvero "il sogno del rigattiere". L'atmosfera predominante è quella folk e la band con cui si accompagna Mark, oltre che numerosa (7 elementi)è anche di raffinata fattura comprendendo oltre alle usuali chitarre e piano anche mandolino, violini e flauti. Anche l'acustica del palazzetto, di solito non sopraffina, è accettabile questa sera. C'è spazio anche per momenti blues come quelli di "Hill's farmer blues" e per il celtic rock di "Speedway to Nazareth". Scontato dire che il boato della folla si materializza in occasione dei due pezzi targati Dire Straits, ma capiamo e ammiriamo la scelta di Mark Knopfler di dare spazio alla sua carriera solista. Finito il set di Knopfler, giusto il tempo per i tecnici di effettuare il cambio strumenti ed eccoci catapultati tra le poesie del mitico Dylan che hanno fatto sognare e piangere mezza generazione negli anni '60. Su Dylan il giudizio che va fatto è duplice, infatti se si è alla prima esperienza col cantante americano, la delusione potrebbe essere grande, infatti ora Bob dopo una vita di sregolatezze a base di alcol, droghe e fumo ha una voce cavernosa che se ben si adatta ai pezzi più blues non riesce a rendere al meglio nei pezzi più melodici, rimanendo priva di variazioni e abbastanza monocorde. Se si è invece degli abituè del vecchio Dylan allora si è rapiti dalla sua capacità istrionica di interpretare le sue canzoni e renderle sempre nuove, ora con una interpretazione vocale diversa ora con un arrangiamento che stravolge la metrica e la ritimica, un po' come fa, con le dovute proporzioni,il nostro De Gregori. La scelta della scaletta vede affiancarsi ai grandi cavalli di battaglia quali "Like a rolling stone", "All along the watchtower", "Things have changed" e "Higway 61 Revisited" pezzi meno usuali e fatti più di rado dal vivo come "Honest with me" e "Spirit on the water",quest'ultima tratta dal recente "Modern Times". Spazio anche per una delle canzoni più recenti "Forgetful heart" contenuta nell'ultimo disco in studio "Together through life". Dylan si fa accompagnare nei primi tre pezzi anche da Mark Knopfler, e personalmente suona quasi sempre l'organo durante tutto il concerto. In un paio di pezzi è alla chitarra e in qualche canzone rispolvera la sua cara vecchia armonica che tanto ha caratterizzato le sue prime composizioni nei primi anni '60. Alla fine un bis inatteso con "Blowin' in the wind", che viene totalmente stravolta tanto da renderla irriconoscibile. Dylan è questo prendere o lasciare. Ecco la scaletta dei due concerti: Mark Knopfler:
1.What it is
2.Cleaning my gun
3.Sailing to Philadelphia
4.Hill's farmer blues
5.Privateering
6.Song for Sonny Liston
7.Haul away
8.Marbletown
9.Brothers in arms
10.Speedway at Nazareth
11.So far away

 Bob Dylan:
 1.Leopard-skin pill-box hat
 2.Don't think twice, it's all right
 3.The things have changed
 4.Spirit on the water
 5.Honest with me
 6.The lonesome death of Hattie Carroll
 7.Ballad of Hollis Brown
 8.Desolation row
 9.Highway 61 revisited
10.Forgetful hearth
11.Thunder on the mountain
12.Ballad of a thin man
13.All along the watchtower
14.Like a rolling stone - 15.Blowin'in the wind Scarica il concerto di knopfler Scarica il concerto di dylan

venerdì 11 novembre 2011

Sergio Caputo Live The Place "Pensieri e Canzoni"


E' con molto piacere che torno a recensire uno spettacolo di Sergio Caputo.
Tra l'altro è stato proprio con una recensione di un suo concerto che questo blog ha aperto i battenti!
Il posto è quello solito e accogliente del The Place, piccolo club a due passi da Castel Sant'Angelo.
Questo show è il primo di quattro appuntamenti con il nostro Sergio, che si esibirà anche a dicembre, gennaio e febbraio. Lo spettacolo si chiama "Pensieri e Canzoni", infatti Caputo intervalla le sue bellissime canzoni a tantissimi aneddoti e storie divertenti, interagendo in maniera simpatica col pubblico da cui accetta anche richieste di canzoni.
Sul palco c'è solo Sergio e la sua chitarra, questo rende lo show ancora più intimo e intenso.
La prima parte è rigorosamente unplugged, ed ho trovato molto interessante anche la scelta della scaletta che alterna infatti pezzi super famosi quali "Sabato italiano" e "Il Garibaldi Innamorato" ad altre composizioni meno note ma non per questo meno belle, che Sergio magari non fa dal vivo da molti anni.
Ma andiamo con ordine, il concerto viene aperto con "Non t'aspettavo più" brano raramente eseguito live che è contenuto nell'album "Sogno erotico sbagliato" del 1990, album che registra diverse incursioni nel genere country fino ad allora mai battuto da Caputo. Il primo classico è dietro l'angolo, Sergio attacca infatti l'inconfondibile arpeggio di "Cimici e bromuro" e il pubblico non può fare a meno di cantare tutta la canzone fino all'ultima nota. Per riallacciarsi al discorso del country di prima, Caputo ci regala "Cento gocce di pioggia" che oltre ad una buona melodia contiene un testo ironico e divertente. Poi altri classici snocciolati con abilità come "Non bevo più Tequila" e "Ma che amico sei". Poi Sergio ci racconta di quando prese lezioni di sassofono unicamente per eseguire il solo contenuto in una sua composizione chiamata appunto "Ho l'hobby del sassofono", canzone di cui esegue anche un piccolo frammento e a fine pezzo ci rende partecipi del fatto che il sassofono da quella volta non lo ha più toccato! :-)
A circa metà concerto Caputo ci regala una sorpresa invitando sul palco il grande "in tutti i sensi" Max Tortora! Max esegue con abilità "Spicchio di luna" al piano, con Sergio a fare da seconda voce. Tortora adora questo pezzo tanto da ritenere "Spicchio di luna" la canzone italiana più bella dopo "Mi ritorni in mente" di Battisti.
Prima di lasciare il palco Max ci regala un breve duetto con Caputo sulle note di "Miniera" dei New Trolls ed una divertente imitazione di Califano.
Nella seconda parte del concerto Caputo si fa tecnologico, infatti aziona il suo I-pad e fa partire una base ritimica di alcune sue canzoni più belle, come "L'astronave che arriva" e "Italiani mambo" alle quali  aggiunge i suoi riff jazz con una chitarra elettrica, andata a sostituire opportunamente l'acustica per questi pezzi più swing.
Caputo esegue anche tutte le canzoni portate a San Remo negli anni, che sono per l'esattezza tre, la già citata "Il Garibaldi Innamorato" poi "Rifarsi una vita", con cui ci racconta con la consueta ironia, di essere arrivato ultimo con distacco! Per chiudere con "Flamingo" pezzo dal ritmo latino.
Quasi due ore di concerto sono volate, Caputo esce dalla scena tra gli applausi, ma rientra per regalarci il consueto bis con altri tre pezzi, i primi due sono "Dammi un pò di più" e "Tutto è finito Mariù" mentre il terzo è scelto dal pubblico che invoca a gran voce "Quando un amore va" e ad andare ora purtroppo è anche il nostro Sergio, ma la notizia bella, è come detto in apertura di articolo, che lo rivedremo tra un mese sempre qua al The Place di Roma, a regalarci , ne siamo sicuri, un'altra serata di grande musica.

giovedì 13 ottobre 2011

Toquinho live -Ambasciata del Brasile in Roma-


Quello che vi sto per raccontare è un concerto davvero unico e speciale a cui ho avuto la fortuna di assistere martedì 11 ottobre 2011. Il grande Toquinho, chitarrista e compositore di San Paolo, ha tenuto uno show all'Ambasciata Brasiliana di Roma in Piazza Navona.
Solo 300 i fortunati presenti a questo concerto in forma privata, organizzato in pochi giorni e volutamente poco pubblicizzato.
Inutile dire che l'ambientazione era a dir poco stupenda, con quadri, arazzi e statue a far da cornice all'esibizione del Maestro brasiliano.
Ma veniamo alla cosa più importante, la musica.
Il concerto è unicamente voce e chitarra, solo per una manciata di canzoni Toquinho si fa affiancare da una giovane cantante brasiliana, Anna Setton, scoperta dallo stesso Toquinho dopo averla sentita in un programma radiofonico.
Si parte con un medley di tre canzoni "Minha profissao-Para viver um grande amor e Samba de Orly",quest'ultima fu scritta a Roma insieme a Chico Buarque e doveva chiamarsi per questo motivo Samba di Fiumicino, ma all'ultimo fu cambiata in Orly perchè suonava meglio.
A Toquinho piace molto parlare durante i suoi concerti, raccontare aneddoti e storie che ci fanno entrare ancor di più in sintonia con le sue stupende canzoni.
Ci racconta per esempio che la prima volta che venne a Roma sentì mentre stava in una trattoria la canzone "Roma nun fa la stupida stasera" e ne rimase subito colpito, tanto da riproporla spesso in concerto, dandogli come questa sera, un ritmo bossa nova.
Sentire un concerto di Toquinho è anche fare un viaggio dentro al ricchissimo canzoniere brasiliano, infatti l'artista di San Paolo omaggia alcuni dei più grandi compositori brasiliani eseguendo canzoni di Dorival Caymmi come "Marina" e "Saudade de Bahia" o di Baden Powell con "Berimbau", passando per "Chega de saudade" canzone, che portata al successo da Joao Gilberto, ha dato di fatto il via a quella che oggi chiamiamo bossa nova.
Arriva il momento della giovane cantante brasiliana Anna Setton, che affianca Toquinho e devo dire che la sua voce è molto suadente e delicata. Eseguono insieme la stupenda "Eu sei que vou te amar" ma anche l'inedita "Romeu e Julieta", quest'ultima, come ci racconta Toquinho in un altro dei suoi preziosi aneddoti, fu scritta insieme a Vinicius de Moraes, ma mai registrata perchè il testo ritenuto troppo "pesante". Col tempo il testo andò perduto e, pur ricordando la melodia, Toquinho non la prese più in considerazione, fino a che un bel giorno mentre stava in un bar venne avvicinato da una signora che aveva con sè proprio il testo di quella canzone!
Toquinho esegue anche una canzone che pochi giorni fa è stata eletta in un sondaggio come la più bella della storia brasiliana, ovvero "Carinhoso" di Pixinquinha.
Si giunge al termine del concerto e non poteva certo mancare un ricordo del già citato Vinicius de Moraes con cui Toquinho ha scritto centinaia di canzoni negli anni '70. Dalla chitarra di Toquinho partono le note di "Samba da bençao" e del "Samba pra Vinicius" scritta insieme a Chico Buarque.
Toquinho alterna il brasiliano all'italiano e proprio in italiano ci regala due delle sue canzoni più famose, "La voglia la pazzia, l'incoscienza e l'allegria" registrata a suo tempo insieme alla Vanoni e l'evergreen "Acquarello", canzone che ha fatto incetta negli anni '80 di dischi d'oro e premi.
C'è tempo ancora per la bellissima "Tristeza" cantata da tutti i presenti e poi il concerto si chiude con la simpatica "A Tonga da mironga do kabuletè" che come ci spiega Toquinho nell'ultimo aneddoto della serata, altro non era che una parolaccia in un dialetto africano che per educazione è meglio non star qui a tradurre!
Ecco qua la scaletta completa della serata.

Minha profissao/Para viver um grande amor/Samba de Orly
Tarde em Itapoa
Roma nun fa la stupida stasera
Marina/Saudade da Bahia
Bachianina
Brasil Pandeiro
Eu sei que vou te amar
Instrumental/Berimbau
Romeu e Julieta
Chega de saudade
Carinhoso
La voglia la pazzia, l'incoscienza e l'allegria
Samba da bençao/Samba pra Vinicius
Acquarello
Trem das onze
Tristeza
A tonga da mironga do kabuletè

martedì 11 ottobre 2011

Beady Eye live in Roma -Atlantico-


Sono le 21.20 del 7 ottobre 2011, il piccolo palazzetto Atlantico, ex Pala-Cisalfa di Roma è pieno ed invoca il nome di Liam a gran voce.
Finalmente il Gallagher più giovane fa il suo ingresso sul palco accompagnato dal suo gruppo, i Beady Eye, formati da gli altri due ex Oasis, Gem Archer e Andy Bell alle chitarre e dai turnisti Jeff Wootton al basso, Chris Sharrock alla batteria e Matt Jones alle tastiere.
Lo stile di Liam è immutato, voce graffiante e nasale, postura con schiena inarcata per cantare e ovviamente look molto anni '60 firmato Pretty Green la sua personale linea di moda. Ad essere diverso purtroppo è il contenuto, ovvero la musica, che non si può paragonare a molti dei capolavori che gli Oasis hanno sfornato nella parte finale degli anni '90.
Va detto però che il concerto è gradevole, perchè pur non reggendo il confronto con la macchina Oasis, le nuove composizioni firmate da Liam e compagni non sono affatto male e alternano pezzi rock e tirati come "Standing at the edge of the noise" e "Four letter word" a ballate molto orecchiabili come "For Anyone" e "The Beat goes on".
Se poi pensiamo che negli Oasis il grosso del lavoro compositivo era sulle spalle di Noel allora possiamo stendere sicuramente un bilancio positivo della prima fatica discografica a firma Liam. L'album portato in tour dalla band di Manchester si chiama "Different Gear Still speeding" ed è suonato per intero durante i concerti con l'aggiunta anche di alcune b-sides, questo perchè è stato scelto di non portare neanche una canzone Oasis nel carrozzone Beady Eye.
Altri pezzi meritevoli di menzione durante il concerto sono "Millionaire" e "The Roller", mentre non poteva mancare l'omaggio ai Beatles e agli Stones con una canzone che si chiama proprio "Beatles and Stones" che pur essendo gradevole ricorda troppo un vecchio standard rock'n'roll dal titolo "He Heel Sneakers" di un certo Tommy Tucker ma che venne portata alla popolarità grazie a tantissime cover di vari mostri sacri tipo Elvis, Chuck Berry, Steve Wonder e Paul Mccartney.
Il concerto si chiude dopo appena 1 ora e 20 minuti con la cover dei World of Twist "Sons of the Stage".
Liam ha dichiarato recentemente di aver praticamente pronto il secondo album, la cui registrazione dovrebbe iniziare tra pochi mesi.
Tra pochi giorni invece debutterà il nuovo album dell'altro fratello Gallagher, Noel. C'è molta curiosità e ovviamente saranno inevitabili i confronti con il lavoro dei Beady Eye. Chi si aggiudicherà questo primo match?
Ecco la scaletta completa del concerto:


World Outside My Room
Four Letter Word
Beatles and Stones
Millionaire
Two Of A Kind
For Anyone
The Roller
Bring the Light
In The Bubble With a Bullet
Standing on the Edge of the Noise
Kill For A Dream
The Beat Goes On
Three Ring Circus
Man of Misery
The Morning Son
Encore:
Wigwam
Sons of the Stage





Scarica il concerto

lunedì 18 luglio 2011

Adriana Calcanhotto live Roma Teatro Villa Pamphilj


Il blog si tinge ancora di verde oro, giovedì 14 luglio 2011 è di scena al Teatro Villa Pamphilj in Roma Adriana Calcanhotto.
Lei è figlia di un batterista jazz mentre la mamma è una ballerina, quindi respira arte e musica fin da piccolina.
Prima di iniziare l'attività musicale Adriana scrive anche per il teatro.
Il disco d'esordio si chiama "Enguiço" e ottiene un ottimo successo, la Calcanhotto viene paragonata ad Elis Regina. Si lancia nel suo secondo disco "Senhas" dove spiccano le canzoni "Mentiras" ed "Esquadros".
La Calcanhotto combina la tradizione della bossa nova con quella del samba, con quest'ultimo che predomina in maniera più marcata in quasi tutte le sue canzoni.
E proprio il suo ultimo disco si chiama "O microbio do samba" ovvero il batterio del samba, titolo non casuale che la stessa Adriana ci svela raccontandoci che Lupicinio Rodrigues, uno degli autori più celebrati della musica brasiliana, venne espulso giovanissimo dal collegio dove studiava, la ragione era che passava tutto il tempo in aula a suonare il tamburo e a cantare canzoni che nessuno capiva. Lupicinio si difese dicendo che era ammalato, aveva contratto il "microbio do samba" per l'appunto! Batterio che non lo avrebbe mai più abbandonato.
Veniamo quindi al concerto che vede la Calcanhotto accompagnata da un trio.
Al contrabasso c'è Alberto Continentino, alla chitarra e al cavaquinho David Moraes e alla batteria e percussioni Domenico Lancellotti.
Un anno fa invece la Calcanhotto si era esibita a Villa Ada in un concerto più intimo solo chitarra e voce, senza band di supporto.
Durante il concerto la Calcanhotto canta tutte e 12 le tracce del nuovo album, tra le più belle senza dubbio ""Vem ver", "Deixa Gueixa" e "Vai saber?".
Le percussioni di Lancellotti sono la colonna portante del concerto e la voce di Adriana, dolce e melodiosa si diffonde nella mite notte romana.
A me personalmente la timbrica di Adriana piace molto, certo non ha la potenza e l'estensione di note della grande Gal Costa, ma si adatta perfettamente a questa formula samba-canzone di cui la Calcanhotto è abile costruttrice.
La cantante di Porto Alegre, parla poco durante il concerto, si limita a ringraziare il pubblico dopo le canzoni e a dire scherzando, che ogni volta che si esibisce dice alla platea di turno di essere la migliore che abbia mai avuto.
Spesso durante o verso la fine delle canzoni la cantautrice brasiliana suona insoliti strumenti, molto spesso degli oggetti non prettamente musicali come phon o tazzine, come a comunicarci che tutto fa musica e a proposito di musica, Adriana non ci regala solo le sue ottime composizioni ma anche splendide cover come "Argumento" del mitico Paulinho da Viola o "Esses moços" del già citato Lupicinio Rodrigues.
L'onore di chiudere il concerto spetta a "Vambora" poi Adriana ci saluta e si prepara a portare il suo microbo del samba in altri lidi. La tappa finale del suo tour sarà proprio nel suo paese natale a Porto Alegre il 14 settembre.
Ecco la scaletta completa del concerto:

1. Eu vivo a sorrir
2. Aquele plano para me esquecer
3. Das prazeres das cançoes (Cavalcanti)
4. Mais perfumado
5. Vai saber
6. Jà reparo
7. Vem ver
8. Beijo sem
9. Trobar nova
10. Esses moços (L.Rodriguez)
11. Pode se remoer
12. Argumento (P.da Viola)
13. Tao chic
14. Deixa gueixa
15. Voce disse nao lembrar
16. Ta na minha hora
17. Vambora



Scarica il concerto

lunedì 11 luglio 2011

Jovanotti Ora Tour live in Roma


L'"Ora" tour di Jovanotti tocca finalmente la capitale e i fan di Lorenzo Cherubini non sono rimasti delusi.
Jovanotti dà vita ad un set di quasi 2 ore e mezza in cui condensa i suoi pezzi migliori e soprattutto dà ampio spazio al suo nuovo album "Ora" suonandolo quasi per intero.
Jovanotti è senza dubbio un'artista che ha subito nel corso degli anni una grande trasformazione, rinnovandosi continuamente e passando dagli inizi caratterizzati da canzoncine leggere prettamente da teenagers come "La mia moto" e "Gimme five", a canzoni più mature sia dal punto di vista dei testi che dal punto di vista musicale.
Un piccolo aneddoto legato al suo nome d'arte che forse non tutti sanno, Lorenzo aveva scelto di chiamarsi Joe Vanotti ma ci fu un errore del tipografo a cui aveva commissionato una locandina promozionale che scrisse Jovanotti e il resto è storia.
A lanciarlo fu Claudio Cecchetto, che dopo un iniziale rifiuto ci ripensò e affidò al giovane Cherubini il ruolo di presentatore di Deejay Television.
La prima fatica discografica di Jovanotti è "Jovanotti for President" che contiene la già citata hit "Gimme five".
Torniamo al concerto, ad aprire le danze è la nuovissima "Megamix" seguita da "Falla girare".
Il palco è a forma di chitarra e Jovanotti corre e salta continuamente mostrando una energia incredibile.
Il concerto è anche molto tecnologico, infatti oltre al maxi schermo che manda continuamente in onda immagini adatte associate ad ogni canzone ci sono altri tipi di effetti molto carini che seguono i movimenti di Jovanotti che sembra ora avvolto da ragnatele mentre balla e ora si trasforma in un poligono. A volte ci sono invece effetti come se piovesse o come se Jovanotti diventasse un disegno.
Lorenzo continua a snocciolare canzoni dell'ultimo album che sono però cantate dalla folla come se fossero canzoni vecchie di 10 anni. Ed ecco allora "Amami" con il suo ritmo dance oppure la più calma e dolce "Le tasche piene di sassi" fino ad arrivare alla bellissima "L'elemento umano".
Poi una serie di cavalli di battaglia sempre verdi come "l'ombelico del mondo" che Jovanotti inizia alla batteria oppure la stupenda "Bella" eseguita qua in chiave acustica, fino ad arrivare ad una delle più belle canzoni scritte da Jovanotti negli ultimi anni "A te".
Saturnino adorna tutte le canzoni con il suo grande basso e la folla gli tributa spesso ovazioni e applausi.
Il concerto è lungo ma sembra durare un secondo, merito dei pezzi tutti belli e tirati.
Non poteva mancare "Ragazzo fortunato" e anche pezzi più recenti come "Baciami ancora" e "Fango".
Una vera scarica di adrenalina arriva con la nuovissima "Il più bello spettacolo dopo il Big bang", mentre l'onore di chiudere spetta a "La bella vita" canzone allegra che nell'album "Ora" Jovanotti incide insieme agli artisti africani Amadou e Mariam.
Concludendo un concerto veramente bello che ha trovato un giusto mix di musica-tecnologia e feeling, regalando al pubblico canzoni vecchie e nuove.
Ci allontaniamo dallo Stadio Olimpico certi di aver assistito al più grande spettacolo dopo il Big Bang!

Scaletta concerto:

1. MEGAMIX
2. FALLA GIRARE
3. LA PORTA E' APERTA
4. AMAMI
5. L'ELEMENTO UMANO
6. LA NOTTE DEI DESIDERI
7. MEZZOGIORNO
8. SET ACUSTICO - le tasche piene di sassi, come musica, a te
9. ORA
10. TUTTO L'AMORE CHE HO
11. IO DANZO
12. BATTITI DI ALI DI FARFALLA
13. OMBELICO
14. MI FIDO DI TE
15. SET ACUSTICO - bella, ciao mamma, punto, piove, una storia d'amore, lungomare
16. FANGO
17. QUANDO SARO' VECCHIO
18. RAGAZZO FORTUNATO
19. IL PIU' GRANDE SPETTACOLO
20 BACIAMI ANCORA
21 LA BELLA VITA



A sorpresa Jovanotti si è presentato al Teatro Valle, ieri 10 luglio 2011, per dare la sua solidarietà e il suo sostegno agli occupanti del teatro, che vogliono impedire la sua trasformazione in casinò.
Per l'occasione Jovanotti ha regalato una mini performance acustica insieme al suo gruppo che potete scaricarvi qua nel mio sito.
La scaletta è stata la seguente:
1. Ora
2. Il più grande spettacolo dopo il Big bang
3. Temporale
4. L'elemento umano
5. Bella
6. Mi fido di te



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mercoledì 6 luglio 2011

Ringo Starr and his all starr band -Live in Rome-


Dopo anni e anni di attesa finalmente molti fan beatlesiani hanno l'occasione di poter vedere un concerto di Ringo Starr in terra italica.
Per la precisione due, visto che il 3 luglio si è esibito a Milano mentre il 4 è il turno di Roma.
L'ex beatles infatti con la sua all starr band suona spesso negli States ma questa volta ha voluto fare una capatina in Europa e dopo è prevista anche qualche tappa sud-americana.
La cornice è quella dell'Auditorium della musica, zona Flaminio.
Prima di entrare nella cavea dell'auditorium un rapido sguardo al merchandising che annovera giusto qualche maglietta del nostro Ringo e qualche book tour.
Il concerto inizia con grande puntualità alle 21, sono posizionato sulle tribune, ma la distanza dal palco è davvero minima e riesco a distinguere bene anche il nasone di Ringo!
Il gruppo inizia a suonare "It don't come easy" senza l'ex beatles che fa il suo ingresso tra il tripudio della folla dopo qualche secondo mostrando una invidiabile forma fisica visto che proprio in questi giorni spegnerà 71 candeline!
La sua voce è inconfondibile e mentre intona "Honey don't" la mente non può non andare agli anni '60 e ce lo immaginiamo vicino a Paul Mccartney, John Lennon e George Harrison mentre suona davanti a folle strepitanti e urlanti, oppure durante una session ad Abbey Road.
Alla terza canzone "Choose love" facente parte del suo periodo solista, si posiziona finalmente alla batteria Ludwig incominciando a suonare con il suo inconfondibile tocco.
Apriamo qua una doverosa parentesi per fugare una falsa diceria che vuole Ringo Starr essere un batterista scarso; per carità non siamo di fronte ad un virtuoso della batteria ma Ringo è stato sempre apprezzato da tantissimi illustri suoi colleghi come Phil Collins o Portnoy dei Dream Theatre che ne ammiravano lo stile inconfondibile e la ritmica precisa e senza sbavature. Andatevi a sentire la sua batteria in canzone dei Beatles come "Rain" o "Helter Skelter" e capirete.
Tornando al concerto personalmente avrei preferito una scaletta con solo canzoni di Ringo che invece da spazio anche alle composizioni dei suoi musicisti che vi vado qua a presentare: Wally Palmar alla chitarra ed armonica, Rick Derringer alla chitarra, Edgar Winter al sassofono, tastiere e percussioni, Gary Wright alle tastiere, Richard Page al basso e Greg Bissonette all'altra batteria.
Va detto altresì che sono tutti musicisti eccelsi,soprattutto l'eclettico Winter e il chitarrista Derringer e le loro composizioni non sono male, ma come detto avrei preferito sentire solo il caro vecchio Ringo.
Ringo che con gli anni non ha perso affatto il suo homour tipicamente inglese ed interagisce continuamente con il pubblico facendo battute tipo "Se non conoscete questa canzone avete sbagliato concerto" detta prima di attaccare "Yellow Submarine" o quando grida "Shut up" a un fan che gridava insistentemente il suo nome, provocando le risa di tutto l'auditorium.
Il concerto prosegue con l'esecuzioni di altri classici del periodo beatlesiano come "I wanna be your man" e "Boys" e con la canzone scritta insieme a George Harrison "Photograph" che non manca mai ai suoi concerti.
La chiusura è affidata alla stupenda "With a little help from my friends" e alla canzone inno di Lennon "Give peace a chance".
Ed è proprio con il segno di peace and love, ormai diventato un marchio di fabbrica di Ringo, che il batterista di Liverpool ci saluta dopo averci portato per più di un'ora e mezza negli anni '60 facendoci sentire quelle melodie che hanno fatto sognare, urlare e innamorare un mondo intero.
Lunga vita a Ringo Starr!
Questa è la scaletta completa del concerto:

1. It Don't Come Easy
2. Honey Don't (Carl Perkins cover)
3. Choose Love
4. Hang On Sloopy (Rick Derringer)(The McCoys cover)
5. Free Ride (Edgar Winter)
6. Talking In Your Sleep (Wally Palmar)(The Romantics cover)
7. I Wanna Be Your Man
8. Dream Weaver (Gary Wright)
9. Kyrie (Richard Page)(Mr. Mister cover)
10. The Other Side Of Liverpool
11. Yellow Submarine
12. Frankenstein (Edgar Winter)
13. Peace Dream
14. Back Off Boogaloo
15. What I Like About You (Wally Palmar)
16. Rock & Roll, Hoochie Koo (Rick Derringer)
17. Boys
18. Love Is Alive (Gary Wright)
19. Broken Wings (Richard Page)(Mr. Mister cover)
20. Photograph
21. Act Naturally
22. With A Little Help From My Friends > Give Peace A Chance



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martedì 10 maggio 2011

Elisa live -Gran teatro di Roma-


Sabato 7 maggio 2011, il Gran teatro di Roma ospita una delle voci più belle del panorama italiano attuale: Elisa.
In questo concerto Elisa ci presenta il suo nuovo album "Ivy", in italiano "Edera".
Proprio un nuovo album non è perchè di composizioni originali contiene solamente "Sometime ago" "Fresh air" e "Nostalgia", il resto dei pezzi sono cover: "1979" degli Smashing Pumpkins, "Por que l'amour me quitte" di Camille, "Ho messo via" di Ligabue e "I never came" dei Queens of the stone age.
Le rimanenti tracce sono il riarrangiamento di canzoni della stessa Elisa, come "Rainbow" o "Ti vorrei sollevare" per citarne alcune.
Ma veniamo al concerto che vede sul palco oltre ai canonici basso-chitarra e batteria, suonati nell'ordine da Max Gelsi, Andrea Rigonat e Andrea Fontana, anche diversi coristi, nonchè Gianluca Ballarin all'organo Hammond e Simone Bertolotti al pianoforte, pianoforte suonato in alcune canzoni dalla stessa Elisa che, seppur lodata spesso per la sua voce eccezionale, è molto brava anche con diversi strumenti, oltre al piano infatti suona in qualche canzone la chitarra, il flauto e le percussioni.
La cantante di Monfalcone apre il suo set con una versione di "Lullaby" solo voce ed armonium che mette in risalto le sue qualità canore.
Rotto il ghiaccio, Elisa saluta il pubblico romano e si lancia in "Una poesia per te" seguita a ruota dalla nuova composizione "Nostalgia" che a dispetto del titolo è completamente in inglese.
Ed è proprio con la lingua inglese che Elisa si è fatta conoscere al grande pubblico debuttando con l'album "Pipes and Flowers" trainato al successo dal buon singolo "Labyrinth".
Anche il secondo album è completamente in inglese, dal titolo Asile's world, che si caratterizza anche per essere dal punto di vista musicale molto diverso dall'album di debutto.
Per trovare la prima canzone in italiano dobbiamo attendere San Remo 2001 dove Elisa partecipa con "Luce (tramonti a nord est)" con cui arriva al primo posto aggiudicandosi anche il premio della critica.
Durante il concerto Elisa rimane seduta, lasciando che sia la sua voce a scatenarsi e a regalare emozioni, come nel caso della bellissima esecuzione di "Heaven out of hell".
Elisa chiude la prima parte del concerto suonando le percussioni e la batteria in "Happiness is home" e riapre la seconda parte accompagnata dal un coro di voci bianche durante l'esecuzione di "Qualcosa che non c'è".
Arriva il momento anche delle cover, la prima è la stupenda e sempre verde "Almeno tu nell'universo" di Mia Martini, prima di iniziarla, Elisa confessa di essere reduce da una forte tosse e spera di farcela a cantare questo pezzo così bello ma anche così difficile, auspicando magari un piccolo aiuto del pubblico. Inutile dire che l'esecuzione è impeccabile, così come impeccabile è l'altra cover "1979" dei Smashing Pumpkins.
Si arriva verso la fine del concerto che è stato caratterizzato quasi interamente da arrangiamenti acustici e dalle bellissime immagini proiettate dietro al palco raffiguranti ruscelli, neve, ghiaccio, sole, insomma immagini di natura stupenda e incontaminata.
La sorpresa finale è l'arrivo sul palco di Giuliano Sangiorgi, cantante dei Negroamaro, che visibilmente emozionato affronta il suo primo grande palco dopo l'operazione alle corde vocali.
Intona insieme ad Elisa "Basta così" e " Ti vorrei sollevare" e bastano pochi secondi per capire che la sua voce non ha perso minimamente potenza e bellezza.
La chiusura del concerto è affidata alla già citata "Luce".
In platea a seguire il concerto anche Renato Zero.
Ecco qua la scaletta completa della serata:

Lullaby
Una poesia anche per te
Nostalgia
Dancing
Eppure sentire
Heaven out of hell
Yellow sun(mantra)/Asile's world
Sometime ago
Happiness is home
Qualcosa che non c'è
Fresh air
Almeno tu nell'universo
Rainbow
It is what it is
Little eye/1979
Basta così (con Giuliano Sangiorgi)
Ti vorrei sollevare (con Giuliano Sangiorgi)
Gli ostacoli del cuore
Luce(tramonti a nord-est)



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martedì 3 maggio 2011

Eddy Palermo Live Keaton Pub Roma


A distanza di 9 mesi torna finalmente il mio blog di recensioni!
E l'onore di riaprire le danze spetta ad un grande chitarrista jazz italiano e romano: Eddy Palermo.
Ci troviamo al Keaton pub vicino Monteverde,posto molto piccolo ma proprio per questo abbiamo la possibilità di seguire il concerto a pochi metri dai protagonisti, immergendoci completamente nelle sonorità bossa jazz di Palermo.
Il chitarrista romano si avvale al basso a 6 corde di Daniele Basirico e alla batteria di Alessandro Marzi.
Il concerto inizia poco dopo le 22, si parte subito con una strepitosa esecuzione di "Batida diferente" di Durval Ferreira seguita a ruota da "Meditaçao" dell'immenso Jobim, le cui genialità compositive troveranno ampio spazio durante lo show.
L'atmosfera è resa ancor più divertente dalla simpatia di Eddy che tra una canzone e l'altra regala racconti divertenti delle sue esibizioni passate soprattutto incentrati su amici che storpiano nomi famosi,come un tale che si vantava di aver suonato con Chico "Barche" volendosi riferire chiaramente al grande Chico Buarque e dando invece l'impressione come sottolineato da Palermo tra le risate di tutta la sala di riferirsi ad un venditore nautico!
Ma torniamo all'aspetto musicale. Il tocco di Palermo è veramente unico ed è piacevole ascoltare i suoi assolo jazz cristallini e disinvolti alternarsi a note di accompagnamento dalla timbrica pulita e limpida.
Soprattutto quando la sua chitarra lascia spazio a qualche improvvisazione del basso o della batteria.
Una gradita sorpresa viene dall'esecuzione di "Roma nun fa la stupida stasera" suonata live per la prima volta dalla band e probabilmente inserita nella scaletta del mini tour che Palermo affronterà a maggio nell'amato Brasile.
Non manca il tributo a Caetano Veloso con "Samba de Verao" e "Sina".
A metà del concerto un'altra sorpresa, Palermo invita sul palco a cantare qualche canzone una sua amica brasiliana, che con voce molto bella e calda esegue l'intramontabile "Garota de Ipanema" e "Travessia" di Milton Nascimento.
Personalmente la canzone che più ho apprezzato è "Samba de uma nota so" un'altra perla di Antonio Carlos Jobim.
Il concerto prosegue tra canzoni di Ivan Lins e Djavan e si chiude nuovamente con la voce della ragazza brasiliana che canta un'altra pietra miliare del canzoniere popolar brasiliano: "Desafinado" sempre di Jobim.
Che dire,quasi due ore di concerto letteralmente volate, invito tutti in futuro a sentire questo grande artista, magari proprio al Keaton pub dove spesso è di casa.

Scaletta del concerto:

Batida diferente (D.Ferreira)
Meditaçao (Jobim)
Brigas nunca mais (Jobim)
Roma nun fa la stupida stasera
Nada sera como antes(M.Nascimento)
Samba de verao (Veloso)
Garota de Ipanema (Jobim/De Moraes)
Travessia (M.Nascimento)
Samba de uma nota sò (Jobim)
Começar de novo(I.Lins)
Velas içadas (I.Lins)
Garota de Ipanema(Jobim/De Moraes)
Standard jazz
Flor de lis (Djavan)
Sina (Veloso)
Desafinado (Jobim)



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